Le due grandi feste patronali a Ragusa

Le due grandi feste patronali a Ragusa

23 Aprile: San Giorgio Martire; 24 giugno e 29 agosto: San Giovanni Battista.

Due grandi personaggi della storia del cristianesimo, due grandi santi: l’uno che prepara le strade al Cristo (San Giovanni Battista), l’altro, nato circa 300 anni dopo, che ne percorre le vie e ne imita le azioni. Entrambi testimoni dell'unico Signore. Due patroni per un’unica città. Ma vediamo insieme, prima di continuare a descrivere i due grandi eventi, come, proprio la devozione a questi due santi è risultata il motivo, apparentemente centrale, delle varie divisioni.

Rancori campanilisti: sangiorgiari e sangiovannari

E' una situazione che ha una storia, un suo percorso e che è inscindibile dalla storia propria di Ragusa e dei Ragusani. Nell'antica Ragusa vi è sempre stato il culto per S. Giorgio martire. Si sa di una chiesetta dedicata al Santo sita nelle zone della parte bassa dell'antico castello. Si hanno citazioni di essa in alcuni documenti del periodo normanno, che testimoniano la sua esistenza e il culto al Santo, almeno dal primo millennio d.C. Da tali documenti si evince che la Chiesa di cui stiamo parlando era già esistente e che, intorno al 1108 d.C. fu ingrandita. I Ragusani, tra l'altro, da sempre hanno sentito nel cuore il patrocinio del Santo. Ma vi era anche il culto ad altri Santi come quello a Santa Gaudenzia e a S Nicola. Riguardo a Santa Gaudenzia, altra martire molto venerata, bisogna ricordare che di essa si conservano ancora, e si venerano, le reliquie nell'attuale Duomo. Entrambi i Santi appena citati, insieme a S. Giorgio, erano stati proclamati patroni della città di Ragusa già nei secoli addietro, dalla popolazione e dal clero locale. A quel tempo, infatti, era il popolo stesso e la chiesa locale a stabilire i propri patroni, e ve ne erano più di uno. Altri Santi venerati erano S. Spiridione, S. Basilio e S. Giovanni Battista, il culto del quale venne, con molta probabilità, importato da una colonia di cosentini. Ora, i devoti di S. Giovanni erano sempre in situazione di contrasto con i devoti di S. Giorgio. Sono molte e diverse le cause che i devoti, ora dell'uno ora dell'altro santo, tirano in ballo. Probabilmente una delle motivazioni potrebbe essere ricercato in cause politiche o sociali. La Chiesa dedicata a S. Giorgio, Chiesa Madre, si trovava dentro le mura della città; essendo, inoltre, Chiesa Madre, aveva privilegi e autorità su tutte le altre chiese della città (così anche su clero e cittadini. Ciò significava avere la possibilità di riscuotere più tasse, le cosiddette gabelle, e avere un predominio pressoché indiscusso). I sangiovannari, dall'altro lato, volevano una certa indipendenza dall'autorità della Chiesa Madre. D'altro canto la Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista si trovava fuori le mura della città (l'attuale Chiesa di S. Agnese). Quindi è probabile, ma non certo, che tale situazione avesse come fondamento principale il seguente motivo: rivalità tra due fazioni della popolazione, una che viveva dentro le mura ed era privilegiata, l'altra che viveva fuori dalle mura e a cui, ricordiamolo, era precluso l'ingresso nella città almeno fino a tutto il periodo della dominazione normanna. Gelosie, scontri e lotte anche pericolose nascevano per questa situazione e si protrassero nel tempo, vedendo le due principali porzioni di popolazione ragusano opporsi l'un l'altra. Studi recenti dimostrano quanto la vecchia teoria dell'opposizione tra abitanti più ricchi (sangiorgiari) e meno ricchi (sangiovannari) fosse infondata in quanto, in entrambe le due parti dell'antica città vi erano cittadini benestanti, nobili per lo più nella zona circostante la Chiesa Madre, e "nuovi ricchi", ovvero i primi imprenditori di quel tempo, dall'altro lato. Il problema maggiore fu causato dalla prima proclamazione di S. Giorgio come patrono principale protettore della città di Ragusa. Ciò causò amarezze e continue lotte. Come è ormai noto, nel 1693 un terribile sisma devastò il Val di Noto, radendo al suolo città e villaggi, Ragusa inclusa. A quel punto si decise per una ricostruzione della città e, mentre una parte della popolazione manifestava il voler ricostruire la città sul vecchio sito, un'altra parte preferì ricostruire in contrada Patro, prolungando sul pendice del monte omonimo la parte periferica della città. Nel 1703 la città fu riunificata ad opera di Giovanni Tommaso Henriquez. Di fatto, però, la divisione ormai era rimasta; ad evidenziare ciò è l’inizio della costruzione della Chiesa dedicata a S. Giovanni Battista. In questo periodo si sta costruendo anche la nuova Chiesa dedicata al patrono S. Giorgio sui ruderi della vecchia chiesa di S. Nicola. Altre furono le separazioni e le riunificazioni tra le due Raguse avvenute nel corso dei secoli. Ciò portò alle continue richieste da parte del clero della Chiesa di S. Giovanni, dei nobili e degli abitanti di contrada Patro, di avere un proprio patrono. Così si arrivò alla situazione di avere due patroni: uno per la nuova e uno per l'antica Ragusa. Questo fin quando le due città erano separate. Nel 1926 però, come sappiamo, la città venne riunificata definitivamente ma la questione del patrono resta ancora irrisolta. L'opinione pubblica e disinteressata degli abitanti riguardo a vecchie storie campanilistiche non mostra di essere a conoscenza dei fatti, per cui tutti sono portati ad affermare che il patrono indiscusso sia S. Giovanni Battista. Altri, mediante una falsa l'informazione, hanno permesso che quest'idea continuasse ad andare avanti. Ma la verità è un'altra. Nella Ragusa odierna vi sono ancora due patroni il cui culto e la cui venerazione sono molto sentiti: il patrono principale S. Giorgio martire e il precursore di Cristo, il patrono S. Giovanni Battista.

La festa di San Giorgio

Ma passiamo alle due grandi feste che la popolazione ragusana organizza per festeggiare i propri santi protettori. Cronologicamente viene per prima la festa dell’antico patrono, San Giorgio, festeggiata nel quartiere barocco, ma sentita da ogni cittadino ragusano. La festa liturgica cade il 23 Aprile, giorno in cui si ricorda il martirio e la morte del Santo, e quel giorno vengono celebrate nella Chiesa Madre e nelle altre Chiese iblee Messe solenni in onore del Santo. Qualche settimana prima vengono scese dalle rispettive nicchie la Statua e l’Arca Santa che vengono esposte nella Chiesa Madre. La festa cittadina, che tanto attrae turisti da ogni parte per le sue caratteristiche, viene celebrata, generalmente l’ultimo fine settimana del mese di maggio (talvolta l'ultimo fine settimana della prima settimana di giugno). Già dal venerdì mattino si può partecipare alle sante messe e visitare la pesca di beneficenza e la fiera del dolce, organizzate da vari gruppi parrocchiali. Le vie principali di Ibla vengono addobbate con archi di luci colorate; inoltre, si riempiono di bancarelle e rivenditori di giocattoli, palloncini, dolciumi e mille altre cose. Nel tardo pomeriggio, dopo la messa vespertina inizia la processione con il simulacro del Santo (rappresentato a cavallo nell’atto di uccidere il drago, simbolo del male) e l’Arca Santa che contiene alcune reliquie di San Giorgio e di molti altri Santi. L’Arca Santa è un’urna molto grande, realizzata in argento e oro. Statua e urna vengono portate a spalla dai devoti per le vie della città accompagnate dal famoso Corpo Bandistico San Giorgio Città di Ragusa, la banda musicale cittadina, mentre fedeli, chierici e sacerdoti li precedono in una affollata processione. Spesso, presi dall’entusiasmo e dalla devozione, e rispettando un’antica tradizione, i portatori fanno “ballare” la statua, dando una sorta di movimento simile a una galoppata al grido di “ ‘Truonu viva” che significa “Viva il patrono”. La sera del venerdì l’urna viene lasciata nella chiesa delle Anime Sante del Purgatorio, mentre il simulacro si ritira in una delle chiese della città (ogni anno è una parrocchia diversa che lo riceve). L’indomani, nuovamente in processione, la statua va “a riprendere” l’urna e insieme si ritirano nuovamente nella Chiesa Madre dalla quale usciranno per l’ultima volta la domenica, per la processione più lunga e che si sviluppa per tutto l'antico borgo. Le uscite e le ritirate sono segnate dallo sparo di fuochi d’artificio meravigliosi che per quasi un'ora, spesso unitamente a della musica, intrattengono la folla che partecipa alla festa. Intanto, nelle tre sere di festa, nella piazza principale del quartiere Ibla e nei giardini iblei, vengono realizzati spettacoli teatrali e musicali, concerti e mercatini. Molto particolari e caratteristici sono i “carri”: una processione nella processione”. Si tratta di una “sfilata” che purtroppo non si svolge cadenza annuale, e di tradizione molto antica, di gruppi di personaggi (molti a cavallo) che rappresentano il martirio, la morte e l’apoteosi del Santo e che precedono per le vie di Ibla la processione religiosa. Molto simile agli antichi paegents inglesi, palchi mobili utilizzati dagli inglesi per le rappresentazioni di drammi sacri, quella dei “carri” del martirio di San Giorgio è una rappresentazione efficace, perché fa subito risaltare il messaggio del Santo: vivere per Gesù Cristo; una rappresentazione molto bella, esteticamente e tecnicamente organizzata e curata.

La festa di San Giovanni Battista

Mentre, generalmente, le altre città festeggiano San Giovanni Battista soltanto il 24 giugno (giorno in cui si onora la sua nascita e si celebrano i festeggiamenti religiosi), a Ragusa, l’altro patrono, viene festeggiato anche il 29 Agosto sia dal punto di vista religioso che come tradizione. Il 29 Agosto, infatti, è il giorno in cui si venera la sua “decollazione”, ovvero il martirio.

Il giorno 24 giugno vengono celebrate messe solenni in tutte le chiese, in particolar modo nella Cattedrale di Ragusa, dedicata al Santo. L’ultima settimana di agosto, invece, insieme alla festa religiosa (che si celebra il 27, il 28 e il 29 Agosto di ogni anno), vi è la festa cittadina. Le strade vengono addobbate con archi di luci colorate e si riempiono di rivenditori di candele. Tipico, infatti, nei festeggiamenti, è “la cera”, cioè l’utilizzo di una grandissima quantità di candele da parte dei fedeli che per tre giorni partecipano alle processioni formando una lunghissima colonna di persone. Anche qui la tradizione non muore: la candela è il segno, il simbolo della preghiera e delle grazie richieste a Dio per intercessione di San Giovanni. E mentre per le strade passa questa lunghissima e partecipata processione alcune zone del nuovo centro abitato, chiuse al traffico automobilistico, gremiscono di bancarelle di ogni genere. Per i ragusani è questa un’occasione per fare uno “shopping” particolare, quelle nelle bancarelle appunto. E lì si trova di tutto: dai dolci, ai giocattoli, all’abbigliamento, all’arredamento della casa, agli accessori per la cucina, alla musica, al vivaio e tantissime altre cose. Migliaia di persone affluiscono da ogni parte per partecipare alla festa. La processione è incredibilmente lunga, con il simulacro della statua del Santo, raffigurato in posizione eretta, con un braccio teso verso l’alto, come per indicare ancora la via. La statua è seguita dall’urna in argento, anche in questo caso, che contiene alcune reliquie di santi. Potendo vedere la processione dalla strada esterna che congiunge Ibla al centro superiore, proprio nel momento in cui attraversa il ponte Giovanni XXIII, allo sguardo si presenta uno spettacolo quasi fantastico: uno scintillio di luci che da lontano appare essere quella luce che non muore mai, indice di quella tradizione, di quel passato che ci illumina ancora oggi e che dà la speranza per il futuro. Anche per questa festa a ogni uscita e rientro della processione hanno luogo i fuochi d’artificio. Inoltre, in piazza San Giovanni, già nei pomeriggi ed anche la sera, si susseguono spettacoli ed intrattenimento. Ma lo spettacolo vero è proprio, ricordiamolo, è la lunga processione: segno della devozione e della fede dei ragusani.